7 gennaio 2014

I gioielli della letteratura

Chi mi conosce sa quanto io ami gli oggetti che rievocano un tempo passato. Ricordo di aver cominciato ad affezionarmi alla cultura e alle atmosfere di età vittoriana quando, da bambina, lessi per la prima volta Piccole donne. C’era qualcosa in quel libro, forse la pace di quel salotto stipato di libri, o la purezza della neve del giardino dei Lawrence, o quel Grand Tour in Europa fatto di finissima porcellana e di delicati acquerelli, che già allora costituiva un’attrazione fortissima, una specie di avvincente sortilegio. Quando, lo scorso Natale, scartando un minuscolo pacchettino rosso ho scoperto un paio di orecchini di granati, l’incantesimo è tornato, e in quella pietra intensa e scura ho trovato racchiusa tutta l’eleganza del più magnifico Ottocento.
Sono corsa dunque a sfogliare il romanzo, alla ricerca del passo che, ne ero sicura, conteneva un riferimento proprio a questa pietra (che ho scoperto anche essere la gemma associata al mese di gennaio): ero certa che la protagonista dell'episodio fosse Amy, perché delle quattro sorelle ella è la più sensibile al fascino degli oggetti preziosi. Ed ecco, infatti, il brano (trad. di A.M. Speckel): "Amy si divertiva soprattutto con uno stipo indiano, pieno di strani cassetti, simili a nicchie di colombaie, di ripostigli segreti nei quali erano conservati ornamenti di ogni genere, alcuni preziosi, altri soltanto curiosi, tutti più o meno antichi. Osservare e mettere in ordine questi oggetti rappresentava per Amy una grande soddisfazione, specialmente il reparto dei gioielli, dove, su cuscinetti di velluto, stavano collocati gli oggetti che avevano ornato una bellezza di quarant'anni fa. Vi si trovavano la parure di granate che la zia March portava quando entrò in società; le perle che il padre le aveva regalato il giorno delle nozze, i brillanti offerti dal fidanzato, gli anelli e le spille di gaietto, i bizzarri medaglioni, [...] i braccialetti portati dalla sua unica figliola, l'orologio dello zio March." Ripensandoci, ho l'impressione che anche la mia passione per stipi, scrigni e cassetti sia nata su queste righe....
La presenza di oggetti che racchiudono un valore sentimentale, oltre che intrinseco, contraddistingue moltissimi romanzi: in tante storie (nate specialmente in quel lungo Ottocento, teatro di una cultura in cui il concetto di proprietà iniziava a imporsi prepotentemente su tutti gli altri ideali), siano esse realistiche o fantasy, di carattere storico o psicologico, ci accorgiamo che capi di abbigliamento o articoli di arredamento, oggetti d'arte, penne, fiori essiccati, naturalmente libri e pietre preziose acquisiscono una grande importanza per la caratterizzazione dei personaggi e per lo sviluppo delle loro vicende. Ho frugato nella memoria alla ricerca di opere in cui, tra tutti i possibili oggetti, fossero i gioielli a rivestire un ruolo di particolare rilevanza. L'elenco che segue costituisce naturalmente solo una parte infinitesimale dei libri appartenenti a questa categoria. Se vi va, aiutatemi a compilarla con i vostri ricordi!
Ho pensato, subito, perché il titolo è già un aiuto, a La ragazza con l'orecchino di perla di Tracy Chevalier: "'Lo sai,' mormorò, 'che il quadro ne ha bisogno, ha bisogno della luce riflessa della perla. Altrimenti non è completo.' Lo sapevo. Non l'avevo osservato a lungo [...] eppure avevo capito che era indispensabile l'orecchino di perla. Senza di esso c'erano solo i miei occhi, la mia bocca, lo scollo della camicia, la zona buia dietro il mio orecchio, ma come pezzi separati e indipendenti. L'orecchino li avrebbe legati, avrebbe fatto sì che il quadro fosse perfetto." (trad. di L. Pugliese.)
Un esempio di spilla
di giaietto
In Possessione di Antonia Byatt, durante l'escursione compiuta a Whitby sulle tracce dei due poeti amanti, Roland e Maud si imbattono nella vetrina di "Hobbs e Bell, monili in gaietto". Il gaietto (o giaietto), tipico della città di Whitby, è una varietà di lignite molto fragile e brillante, e in epoca vittoriana veniva usato specialmente in segno di lutto, per il suo colore scuro e il suo aspetto modesto - fu la pietra prediletta dalla Regina Vittoria nei lunghi anni della sua vedovanza. Si legge, in Possessione: "La parte centrale della vetrina era come un forziere sballottato dalle onde, un mucchio polveroso di spille, braccialetti, anelli su screpolati cartoncini di velluto, cucchiaini da tè, tagliacarte, calamai e un assortimento di opache conchiglie morte. [...] Roland studiava un cartoncino di spille e anelli apparentemente ricavati da fili di seta intrecciati e ricamati, alcuni orlati di giaietto, altri guarniti di perle. 'Questo è carino. Giaietto e perle e seta.' 'Oh, non è seta, signore. Sono capelli. E' un altro modo di ricordare i defunti, con i capelli [...] Guardi - un braccialetto con un bel fermaglio a forma di cuore, un lavoro delicatissimo, fatto di capelli bruni. [...] E' oro massiccio, diciotto carati, costoso per l'epoca, quando trovavi princisbecco e cose simili.'" (trad. di A. Nadotti e F. Galuzzi.) Per la cronaca, il princisbecco è un bronzo con elevato tenore di zinco, stagno e lega di rame, molto simile all'oro.
Una spilla in cui sono intrecciate le ciocche di capelli dei parenti amati è decisiva per le sorti della piccola Nell, protagonista di Il giardino dei segreti di Kate Morton: "All'interno vi era una spilla grande almeno come una moneta da un penny. Il bordo era decorato da una corona di gemme scintillanti, rosse, verdi e soprattutto bianche." (trad. di A.E. Giagheddu.)
Le croci di topazio donate
da Charles Austen alle sorelle
Jane Austen, che ricevette in dono dal fratello Charles una catenina d'oro con appesa una croce di topazio, rende omaggio a questo gioiello in Mansfield Park, dove la sera del ballo in suo onore Fanny indossa "il quasi unico ornamento in suo possesso, una croce di ambra molto graziosa che [il fratello] William le aveva portato dalla Sicilia." (trad. di G. Ierolli.)
In Nord e sud di Elizabeth Gaskell, Thornton è quasi ammaliato dai movimenti di un bracciale indossato da Margaret, che attira la sua attenzione sulla pelle di lei: "Se ne stava davanti al tavolo da tè vestita con un bellissimo abito rosato di mussola. [...] sembrava voler occuparsi soltanto delle tazze da tè, che porse via via con le sue mani d'avorio, nella più bella e silenziosa delicatezza. Indossava anche un bracciale, [...] e il signor Thornton [...] sembrava affascinato da come il bracciale seguiva i movimenti impazienti della sua proprietaria, e come poi si fermava tra la sua carne morbida, per poi ricadere nuovamente giù sul suo polso." (trad. di L. Pecoraro.)
Edith Wharton fece del suo L'età dell'innocenza un simbolo degli sfarzi di una società ancora legata a un'apparenza di ingenuità e (forse) inconsapevole della sua imminente caduta; il romanzo dunque abbonda di riferimenti a gioielli: le pagine brillano dei riflessi delle collane di diamanti, delle perle, degli smeraldi, dei massicci orologi, dell'anello di fidanzamento di May. Ma il gioiello più conturbante è il bracciale di Madame Olenska: "Arrivò piuttosto tardi, con una mano ancora senza il guanto, e intenta a chiudersi un bracciale intorno al polso." Questo accenno di negligenza, entrando in una stanza dove tutta l'élite di New York la sta aspettando, fa di Ellen la personificazione della trasgressione e, per Archer, della passione senza controllo.
Naturalmente, i gioielli rivestono un ruolo molto importante nelle storie che hanno per protagonisti i più celebri sleuth (segugi) della storia della letteratura: Poirot conosce un solo amore nella sua vita, la contessa Vera Rossakoff, ladra di gioielli, che l'investigatore belga incontra nel racconto The Double Clue (Doppio indizio), in The Big Four (Poirot e i quattro) e in The Labours of Hercules (Le fatiche di Hercule). Anche Sherlock Holmes si ritrova a indagare sul mistero di una pietra preziosa, il carbonchio azzurro, in The Adventure of the Blue Carbuncle. Holmes ne parla in questi termini: "'E' perfetta,' disse. 'Guardate come scintilla, Watson! E' naturale che susciti intenzioni delittuose. Accade sempre così quando ci sono di mezzo pietre di un simile valore. [...] Nei gioielli più antichi e famosi direi che ogni sfaccettatura rispecchia un episodio sanguinoso. Questo carbonchio [...] ha tutte le caratteristiche del carbonchio, salvo una, quella che lo rende tanto prezioso: è azzurro invece che rosso rubino.' [...] Holmes aprì la cassaforte e ne estrasse il carbonchio azzurro che scintillava come una stella, emanando una luce fredda, stupenda."
John Singer Sargent, Portrait
of Helen Vincent, Viscountess
D'Abernon (1904) 
Per concludere, cito un episodio cruciale di Le ali della colomba di Henry James; un passo in cui la "colomba" Milly (che per certi versi ricorda un po' la May di L'età dell'innocenza) appare in tutto il suo bianco splendore. Le perle sono il gioiello che maggiormente si adatta a lei in questa circostanza, sia per il loro fulgore candido - simbolo di una fredda purezza - sia perché, come vuole una certa tradizione, ricordano la forma delle lacrime: "Kate insistette: 'Tutto le sta a meraviglia, in specie le perle. Vanno così bene con i suoi merletti antichi.' [...] Per quanto consapevole di averle già viste, forse Densher non le aveva guardate mai, e quindi non aveva ancora reso giustizia appieno a quella poesia incarnata [...] che comunicava al gioiello tanta parte del suo stile [...]: la lunga collana d'inestimabile valore, girata due volte intorno al collo, pendeva pesante e pura sul petto di Milly." E' proprio dopo questa descrizione che avviene il dialogo fatale fra i due amanti, quello in cui l'autore disvela le oscurità del loro animo; e proprio in quel momento, nella sua rivelatoria luminosità, "Milly, all'altra estremità della sala, li notò per caso [...] e mandò loro in risposta tutto il candore del suo sorriso, lo splendore delle sue perle, il valore della sua vita, l'essenza della sua ricchezza." (trad. di B. Boffito Serra.)