27 luglio 2012

The Last Letter From Your Lover

Terminato il ripasso/studio per il test d'ammissione al TFA mi sono concessa una vacanza in montagna che proprio ci voleva... E oggi che questo periodo di riposo volge alla conclusione (purtroppo), sono giunta anche alla fine del libro che ho portato con me per le gelide serate allietate dalle voci del vicino torrente e degli abeti tutto intorno. The Last Letter From Your Lover di Jojo Moyes, best seller nel Regno Unito e finalista in numerosi premi letterari, è stata una lettura sorprendentemente bella. Ne sono stata attratta, lo confesso, soprattutto in virtù di una copertina che aveva tutte le qualità per magnetizzare il mio interesse: carta manoscritta, buste accartocciate, francobolli annullati dal timbro postale... (vedi il passato post It all started with a letter). Ma alla fine anche il racconto si è rivelato di buon livello. L'inglese è molto intenso, i personaggi ben tracciati, la struttura controllata sapientemente, con le giuste dosi di ritratto sociale, comunicazioni private, lodevole attenzione alle scelte linguistiche e colpi di scena al punto giusto. Non voglio parlare della trama di questo romanzo e consiglio di non leggerla altrove, perché molta della sua bellezza sta proprio nell'avvicendarsi delle emozioni e nell'accadere di eventi che non ti saresti aspettata. Si tratta di una storia d'amore, certo, di una passione devastante che sembra in grado di resistere anche alla vita stessa. Ma è soprattutto lo spaccato di un'epoca che non esiste più, e la proposta di sentimenti che sembrano essersi dileguati con il passare degli anni. In Italia il titolo del libro, edito da Elliot, è stato tradotto in L'ultima lettera d'amore; la trasposizione non è evidentemente precisa, ma è valida perché dà conto, credo, proprio di questa trasformazione degli usi e dei costumi comunicativi. Quella "ultima" lettera d'amore non è dunque il messaggio finale tra i protagonisti, Jennifer ed Anthony, ma ha il valore dell'estrema tappa di un viaggio linguistico che è nato con la scrittura ed è finito con l'era degli sms, delle email e delle chat. Il tono della narrazione sembra proprio voler suggerire che la carta e la penna fossero/siano gli strumenti più adeguati per l'espressione di sentimenti autentici e brucianti... O è forse l'entità dei sentimenti stessi ad essere cambiata con il mutare della scena umana?