25 ottobre 2011

Ore inglesi

Leggere Ore inglesi di Henry James è stato come ritornare d'un tratto alla scorsa estate, riprendere la strada della "mia" Inghilterra, immergermi di nuovo nel suo verde tenero, nelle sue linee scoscese rivestite d'erica, nei suoi orizzonti profilati di pietre antiche. E' stato come trovare su una pagina di carta le parole che mi vagheggiavano nella mente mentre osservavo quei luoghi, ma alle quali non avrei mai saputo dare forma. Henry James - lo ripeto sempre - è lo scrittore perfetto. Non c'è scrittura che eguagli la sua, non esistono altri esempi letterari che raggiungano la sublimità della sua sintassi e la struggente bellezza dei suoi toni narrativi e saggistici. Ore inglesi, che è un resoconto da "turista sentimentale" - come l'autore spesso si definisce, è l'espressione del James che amo di più, ovvero del viaggiatore, dell'emigrante che non sa trattenersi dalla commozione nell'ammirare un tramonto inglese, o nel godere di domeniche pomeriggio allietate dal fruscio delle foglie, dal tintinnare delle tazze di tè, dallo sciabordare del mare lontano, azzurro e brillante come uno zaffiro. Quando mi capita di leggere brani come i saggi contenuti in questo libro non posso esimermi dalle citazioni, perché non ci sono parole altrui che possano renderne la magnificenza. Per chi è stato in Inghilterra questi passi saranno dolcissime rievocazioni di di un incanto che è impossibile dimenticare; per chi non c'è mai stato saranno forse un invito irresistibile.
Serpentine, Hyde Park.
Foto di Mara Barbuni (2007)
I parchi di Londra
"La vista dal ponte sul lago Serpentine è di una nobiltà straordinaria [...]. Nel panorama delle città europee è arduo trovare qualcosa di altrettanto bello. [...] L'ampio corso [del] Serpentine, simile a un fiume, si apre la strada tra i suoi margini alberati. Appena passato il ponte [...], se si guarda a sinistra, oltre il cancello dei Kensington Gardens [...], si gode di una vista spettacolare: un sentiero si perde tra le querce e gli olmi sparsi."
Ricordi d'inverno
"C'è ancora qualcosa che mi riporta alla mente gli incanti dell'infanzia - l'attesa del Natale, il gusto di una passeggiata in un giorno di vacanza - nel modo in cui le vetrine luccicano nella nebbia. [...] Ci sono effetti di luce invernale [...] che in qualche modo, rievocati, toccano le corde della memoria e addirittura la fonte delle lacrime; come ad esempio la facciata del British Museum in un pomeriggio buio. [...] L'arioso colonnato del museo, le sue due ali simmetriche, le alte grate di ferro con i piedistalli in granito, l'intuizione delle sale in penombra all'interno, con tutti i loro tesori: indugiano tutti, pazienti, dietro strati di atmosfera che [...] danno loro un tocco d'allegria, come di luci rosse nella tempesta."
"[N]ella settimana di Natale [...] mi assale il pensiero della Londra di Dickens [...]. Giorni in cui i camini ardono nella penombra deserta dei club, e i libri nuovi, disposti sui tavoli, dicono: 'Ora hai tempo di leggermi', e il tè pomeridiano con il pane tostato, e il gentiluomo [...] che si risveglia dal suo sonnellino. Inoltre, per un uomo di lettere, [...] questo [è] il momento migliore per scrivere. [...] Il clima crea una sorta di mezzanotte perenne e allontana ogni possibile interruzione. Non fa bene alla vista ma è ideale per l'immaginazione."
Il Warwickshire
"I prati del Warwickshire stanno ai comuni scenari inglesi come questi ultimi stanno al resto del mondo. Per miglia e miglia non si vedono altro che ampie distese ondulate di pascoli, ricoperti da un vellutato manto erboso [...], dove crescono siepi dall'intrico lussureggiante tra le quali [...] spuntano querce e olmi su cui si abbarbica l'edera."
Glastonbury. Foto di Mara Barbuni (2007)
Chiese in rovina
"Ho avuto spesso la sensazione che in Inghilterra il piacere architettonico più puro fosse da ricercarsi nelle rovine dei grandi edifici. [...] nella misura in cui la bellezza di una struttura coincide con la bellezza di linee e curve, con l'equilibrio e l'armonia di volumi e dimensioni, raramente ne ho tratto un appagamento intenso come quello conosciuto sul tappeto erboso della navata di una qualche chiesa fatiscente, al cospetto di colonne solitarie e finestre vuote con le piante selvatiche a fare da cornice e le nubi veloci al posto del tetto. [I] vetusti ruderi di Glastonbury mi riportarono alla memoria [...] un'altra delle grandi reliquie del mondo: l'Ultima cena di Leonardo. In entrambi i casi, tutto ciò che resta è una suggestiva ombra; ma l'ombra è l'anima dell'artista."
Stonehenge
Stonehenge. Foto di Mara Barbuni (2007)
"Si possono porre centinaia di domande a questi giganti di pietra grezza, curvi nella mesta contemplazione dei loro compagni caduti; ma la curiosità cade priva di vita nella vasta fissità soleggiata che li avvolge [...]. E' davvero qualcosa di immensamente vago e immensamente profondo. [...] Posso immaginare di trascorrere un'intera giornata d'estate seduto a contemplare le ombre che si accorciano e tornano ad allungarsi, e tessere un delizioso contrasto tra la durata del mondo e il breve intervallo dell'esperienza individuale." 
Riflessioni di un passeggero
"Ma chi può raccontare la storia di un sentimento romantico quando l'avventuriero giunge alla sua meta, quando si attarda in una vecchia casa di campagna inglese mentre il tramonto adombra gli angoli delle eloquenti stanze ed egli, vinto da quello spettacolo, fermo davanti alla finestra, distoglie lo sguardo dal ritratto di un bel volto ancestrale che sembra osservarlo e lo volge alle dolci ondulazioni del prato che si vanno ad adagiare nel parco?"

Henry James, Ore inglesi (Editori Internazionali Riuniti, trad. di R. Arrigoni)